«Egli è ’l vero - disse allora Cornelia - ed a ragione lodate voi questa vostra Brenta, perché vi avete le vostre possessioni e ve la godete la metà dell’anno».
«Se non fusse altro - rispose ridendo Lucrezia - come faressimo la state in quei gran secchi quando non piove e non avemo acqua ne i pozzi, se non fusse l’acqua di Brenta?».
«Voi burlate - rispose Elena - ma ancor questo importa assai».
«Ed io - disse Leonora - ho in grazia l’Adice, perché quando fui a Verona col regimento ne presi un gran solazzo in quel fiume con molte gentildonne, che eravamo in compagnia».
«Certo - disse la Regina - che ancor quella è una degna ed onorata città, come anco Vicenza, per cui passa il gentil fiume Bachiglione, che per non esser molto grande, è populatissima e ricca, è copiosa di belle fabriche e di graziosi giardini. Ma la città de Verona è antichissima e fu al tempo de quelli antichi Romani, de quali fu colonia ed ancor vi si serbano alcune vestigie, come la rena che si nomava anfiteatro ed altri assai edifici; e benché sia stata molte volte rovinata da Barbari, è però al presente più che mai in fiore; presso la quale è notabile il Lago di Garda famoso per gli carpioni, li quali si dice, si pascono d’oro».
«Dite pur voi altre ciò che vi aggrada - disse allora Cornelia - che a me par molto floridissima ed abondantissima la città di Brescia fra l’altre d’Italia ed è fertilissimo il suo territorio, dove fui già ancor io in regimento con mio avolo ed è quel paese molto delicato, benché abbia da una parte le montagne ed è ripien di molte castella e fortezze d’importanza, per mezzo del quale vi passano i fiumi Navilio, Mola, Oglio e Sperchio, molto nominati.
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