Di modo che la fiera fa con noi officio d’uomo e l’uomo, che tante volte ci nuoce a torto, si dimostra incontra noi crudelissima fiera». Ma Elena per interromperla:
«Parmi aver inteso - disse – che ’l leone con tutta la sua fierezza teme la voce del gallo, è egli il vero?».
«Così dicono gli istorici - dice Corinna - ed anco la vista del foco, con tutto ciò il leone è chiamato re di tutti gli animali per la fortezza e generosità, benché ve ne siano di maggiori, come l’elefante, di più crudeli come la tigre, di più feroci come il cinghiale e simili».
«La tigre - disse Lucrezia – e ’l pardo non è egli una medesma cosa?».
«Signora no - rispose Corinna - ma vi è ben gran similitudine sì nella pelle come nella crudeltà e leggerezza; percioché essa di velocità supera ogn’altro animale e mi par aver letto, a questo proposito, che li cacciatori hanno una gran dificoltà in levar i suoi figliuoli del nido, che benché osservino che ella vi sia lontana, e pigliandoli li portino su correnti cavalli e si dilunghino con gran avantaggio, tuttavia dicono li scrittori che ella accorgendosene corre lor dietro con tal prestezza, che immediate gli giunge. Di modo che per salvarsi essi, c’hanno tal pratica, sono astretti a gittarle uno de suoi figliuoli incontra, il qual preso ella, è di tal velocità, che ritorna indietro e ripostoselo nel nido, da capo perseguita gli cacciatori per riaver gli altri e li giunge ed essi fanno l’istesso, finché giungendo essi a qualche porto di mare s’imbarcano e così scappano dal suo furore.
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