«Lasciate, di grazia, che dichi un poco Corinna, se per mangiar troppo meloni questa estate, io mi apparecchio una buona quartana per questo inverno, poiché dicono che nasce da molte umidità e frigidità».
«Se non volete altro - ritolse Corinna - sono ben essi umidi e frigidi, però mangiandone moderatamente e che siano buoni, non fanno molto nocumento; e così sono frigide le zucche, cocomeri, cedri, angurie e sì fatti, quali da medici son detti semenze fredde e giovano nelle febre ardenti e specialmente i cedri, che son molto virtuosi, il suo fiore, il frutto, i semi ed il suo odore è tutto cordiale; la scorza è calida, il bianco temperato e la midolla temperata, i semi refrigerano parimente ed è perfetto rimedio per uccider i vermi; la sua foglia sta sempre verde, come apunto quella del lauro sacro ad Apollo ed alle muse; e l’arancio è quasi di simil natura».
«Oh il lauro - disse Cornelia - fatteli riverenzia che egli è:
L’arbor vittoriosa e trionfale,
Onor d’imperaduri e de poeti».
«Anch’esso - seguì Corinna - è utile nelle medicine, si fa olio delle sue pomelle molto sofficiente per riscaldar, per esser di natura calda e secca e giova a molte infirmità della testa per causa fredda. Al simile è verde tutto l’anno il bosso e la mortella, arbor di Venere, ed il pungente ginebro».
«Se ben durano sempre verdi questi arboscelli, che voi dite - disse Lucrezia - (non parlo di cedri) non fanno però né frutti, né fiori».
«Signora no - disse Corinna - ma voi così troverete de gli arbori che fanno frutti e non fiori, come il fico, altri che producon fiori, ma non frutti, come il rosaio».
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