«Il fatto sta - disse Lucrezia - che questi signori medici, per esser tali che ci giovino e non faccin torto alla medicina, bisogna che abbino un gran giudicio ed una gran memoria e che non cessino però di studiar, né si fidino della lor età ed esperienzia, avendo a ricordarsi tante cose per diverse persone in diversi tempi».
«Signora sì - rispose Corinna - perché non solamente hanno da sapere la virtù de medicamenti, ma conoscer le malatie e le cause di esse e bisogna ch’abbino questo giudicio di appropriar le medicine a i mali e non solo ai mali, ma anco all’età ed alle complessioni; perché se ben siamo tutti composti di quattro elementi, li quali in noi generano le quattro sostanze o disposizioni principali, contraria l’una all’altra, cioè la flemma dall’aria, il sangue dall’acqua, dal foco la colera e dalla terra la maninconia; se per essempio l’uno di questi umori predomina gli altri in un corpo, bisogna che lo conoschino e sappino trovar rimedio opportuno e proprio per risolverlo o quietarlo; che quel rimedio, che sarà buono per uno, non è sempre buono per l’altro; perché sì come le complession de’ corpi sono varie e l’età differenti, così hanno essi da variar, alterar, o minuir le medicine e questa cognizion è difficile, però è da schivar l’aviso sciocco di molti, che non fanno profession de medici, né intendon filosofia, ma perché avranno udito che ’l tal rimedio ha giovato alla tal persona per il tal male, così anco credono, che debba giovar a tutti e non considerano queste condizioni; e certo quando si trova aver un buon medico, che appresso l’intelligenzia governi con diligenza ed amorevolezza l’infermo, merita di esser riconosciuto notabilmente; perché qual maggior beneficio può ricever l’uomo dall’altro uomo, quanto che per esso gli sia recuperata la sanità e la vita?
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Lucrezia Corinna
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