Basta, vi dico che non temerei per ciò che mi mancasse l’animo per dir anco meglio ch’io non ho detto, pur che io sperassi di far frutto con questi uomini».
«Fu già un da dovero - disse Lucrezia - che riducendosi in presenzia di alcuni gentil uomini per ragionar loro sopra una certa facenda d’importanza, si perdè di maniera e si smarì in modo la memoria, che mai non seppe dar principio, dove che non sapendo altro che dire, tutto confuso disse loro: “Carissimi signori io aveva ben pensato di dirvi una bella cosetta, ma per ora non me la ricordo” e tolse licenzia e s’andò via».
«Io sentii già a dir d’un’altro - aggiunse Corinna - che s’avea scritto tutti i capi del suo ragionamento dentro della beretta ed essendo comparso dinanzi a i signori e trattosi la beretta per modo di creanza e mirandovi così sott’occhio per cominciare, volse la disgrazia che vi smarì il principio, né per molto voltar e rivoltar che si facesse di lei in mano, mai potè trovar la prima parola del proemio, dove che non sapendo che farsi, per manco male, fatto un bel inchino si tornò la beretta in capo e s’andò con Dio».
«In vero - disse la Regina - quest’arte oratoria, chi ben considera, è di gran travaglio e bisogna che gli avocati abbino un grand’animo, dovendo così esporsi in publico alla censura di tanti, che ascoltano più per notar i falli che si fanno, che le ragion che si dicono».
«Così è - disse Corinna - però si dice che Demostene, orator illustre, si perdè inanzi Filippo Macedone. Ma che direte voi della memoria che si ricerca loro?
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