«Credolo - aggiunse Corinna -. Or le fu fatto un sonetto da una persona sua molto intrinseca e isviscerata e che ama ed ammira molto la sua estrema bellezza e le sue graziose e generose maniere, non so se l’avete alcuna di voi udito». Risposero di no tutte le donne e la Regina disse:
«Conviene, che voi lo diciate, come avete fatti gli altri, tanto più che io penso bene, che voi siate stata el gentil uomo ch’avete composto tutti questi versi». Rise Corinna e per non parer mal creata, disse molto volontieri e cominciò:
Quanto è di bel, di caro e di gentileFra noi, quanto può ’l cielo e gli elementi
Tutto è in voi, nobil donna, e in Dio possentiVi fer le stelle a voi sola simile.
Ridonvi nel bel viso i fior d’aprile,
Sembran dui soli i begli occhi lucenti,
Oro e ’l crine e tra perle e rose ardentiMovete il dir, che avanza ogn’alto stile.
Ne i regali costumi avete insertoUn non so che, che gli animi incatena
E l’aria di più luce orna e rischiara.
Non giunge umana gloria al vostro merto,
Idolo di beltà, del ciel Sirena,
Per sangue, per virtù, per nome Chiara.
Graziosissimo parve alle donne e molto vago quest’altro sonetto, che non aveano più udito e molto ne lodarono Corinna, la qual di ciò arrossita per interromperle seguì:
«Non è già di minor laude degna in ogni onorata qualità, che a bella e generosa matrona si convenga, la clarissima signora Laura sua sorella e consorte del clarissimo signor Francesco Moresini gentil uomo di essemplar bontà, prudenza e valore ed anco la nobilissima signora Laura Quirina, cognata d’ambedue, per esser moglie del clarissimo signor Lunardo Loredan loro fratello anch’egli generosissimo spirito ed ammirabile d’ogni eccellente virtù ed ella di stupenda bellezza così interiore come apparente».
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