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      «Fiorirono certo in quei tempi antichi - disse Lucrezia - de rari e maravigliosi ingegni, ma a giorni nostri, o che ’l mondo va invecchiando o gli uomini van peggiorando, non si trovan così fati soggetti».
      «Come non - rispose Corinna - perdonatemi voi errate. Ve ne sono de tali che agguagliano quelli del tempo passato, se pur non gli eccedono».
      «Ne dovete ben voi conoscere alcuno - disse Lucrezia - che vi dilettate di questa professione».
      «Io - rispose Corinna - ne ho udito nominar molti, ma ne conosco pochi e ben ebbi già la cognizione d’uno fra essi ch’era capo e sostegno de gli altri e fu e sarebbe allegrezza e gloria di casa nostra, se l’avara morte non ce l’avesse così presto tolto». Sospirò ella con questo e seguì: «Questo fu il clarissimo signor Domenico Veniero, di cui la memoria chiarissima vivrà immortale nel mondo e fin che vivo mi starà sempre fissa nel cuore. Ma parlando de vivi, vi è maraviglioso il clarissimo signor Orsato Giustiniano spirito egregio di poesia. Il clarissimo signor Georgio Gradenico elegantissimo ingegno e singolar maestro delle Muse; il gentilissimo signor Celio Magno, che tra i gravi pensieri del carico di valorosissimo e meritissimo secretario di questo stato ed altre sue nobili e degne qualità, scopre anco in questa gloriosa virtù la felicità del suo vivacissimo ingegno mirabilmente. Il molto illustre signor Erasmo di Valvasone, che apre nuova Ippocrenne per le vaghe campagne del gentilissimo Friuli. Il signor Giulian Goselini, chiara cetra d’Appollo ed in ogni virtù celebratissimo.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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