«Che più vi diletta - disse Lucrezia - il suono o il canto?».
«Il canto - rispose Cornelia - perché ha due parti in sé, il senso diverso e la soavità delle voci, dove che il suono non ne ha se non una, che è la dolcezza dell’armonia, la qual poi non è da comparar con quella del canto quando è in perfezione».
«Veramente - disse la Regina - io ho udito così talor cantar da alcuni miei parenti giovani esperti di questa professione madrigali a quattro o sei voci, che mi pareva a punto di esser in Paradiso fra gli Angeli e sarei restata di mangiar e bere per ascoltarli; in somma, come dice Cornelia, mi gusta molto questa musica».
«Ne udii già a cantar uno - disse Cornelia - fatto sopra il cantar di una giovene, el quale, se me lo ricordassi, vorrei pur dirvelo».
«Oh sì di grazia - disse Corinna - uscite un poco fuora ancor voi, che è una gran vergogna, che io sola tutto oggi faccio il poeta senza grazia per far piacer a voi altre».
«Or udite - disse ella - che io dirò come saprò:
Leggiadra fanciulletta,
Il tuo cantar d’amoreCi ha già trafitto il core:
Ma se quel detto è vero,
Che l’un contrario curaL’altro per sua natura;
Deh ritorna a cantare,
Ma non d’amor, che dà ferite amare,
Canta d’odio e di fieroSdegno, talché la dura
Piaga ne i petti umani,
Che fé ’l primo cantar, l’altro risani.
Lodarono molto le donne il recitato madrigale dalla graziosa Cornelia e disse Corinna:
«Dissi ben io che pur ora comincierà a venir il buono; e dovete ben saperne de gli altri».
«Non certo - rispose Cornelia - ma dite voi un poco quel madrigale che mi diceste quella volta, essendo in barca, che andavamo in villa».
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