«In questa città nostra - disse la Regina - non si usa da gli uomini, da una certa età in su, portar abiti colorati, come fanno fuora, ma e sempre di negro; anco le donne fuori di casa non si veggono troppo andar vestite di colori, salvo inanzi che siano sposate».
«Quasi - disse Lucrezia - il negro apporti un non so che di riputazione ed onore più che gli altri».
«Certo - disse Cornelia - che in questa terra sono più belle che altrove, parlando degli abiti; mirate di grazia, se non par che il vestir nostro sia veramente feminile, poiché dimostra una certa grazia e delicatezza, che solo è proprio della donna; dove all’incontro l’abito delle donne forestiere par che sia più da maschio che da femina».
«Sopra tutto - disse Elena - questa usanza di portar i capelli biondi ha non solamente del donnesco e del gentile, ma porge un’aria nobile, ed in somma, chi ha una bella testa bionda, le vien dato titolo d’una bella donna».
«Oh - disse Cornelia - se gli uomini ci udissero favellar de sì fatte cose, quanto si riderebbero essi di noi, poiché dicono che non siamo buone per altro, che per polirsi e lisciarsi».
«Lasciateli pur dire - rispose Corinna - che per ciò non ci ingiuriano essi, che la gentilezza e politezza nostra procede dalla nobiltà del nostro animo, a diferenzia delle rustiche e vili persone, non dico tanto di sangue, quanto di animo e di costumi, le quali se ne vanno così alla grossolana; e chi sa quali pensieri nutrisca tale sprezzatura di abito e di membra? Ben sapete voi quel che giudicò Lucio Silla di Giulio Cesare, quando disse a senatori romani che si guardassero bene da quel giovane mal cinto».
| |
Regina Lucrezia Cornelia Elena Cornelia Corinna Lucio Silla Giulio Cesare
|