».
«E tu vagli con umiltà - disse la Regina - perché poi che pur convenimo di star loro soggette, è di necessità andar loro con le carezze».
«Eh - disse Leonora – che ’l più di loro veramente sono di testa broncina e voglion fare a suo modo».
«Tuttavia se ne trovano - disse la Regina - di quelli che son più e manco e secondo il proceder delle donne si vanno essi anco volgendo, e tanto più se questo tale sarà nobile, se non di sangue almen di animo e di creanza, non ti dubitare perché la umiltà sta propriamente nella nobiltà».
«E se egli fusse rigoroso e terribile, come farei?» disse Verginia.
«E tu paziente e tacita lo soporta» ripigliò la madre.
«Non vale - disse Leonora - che ancor tacendo noi, essi ci offendono».
«Essendo savio - disse la Regina - facilmente e presto darà loco alla ragione, tanto più se tu non irriti, rispondendogli, la sua ira a maggior furore».
«E se fusse geloso, come averei da governarmi?» aggiunse la figlia.
«Non gli darai occasione di esservi - disse la Regina - e poiché non hai da piacer ad altri che a lui, se egli non vole che tu ti lisci e tu rimanti di farlo; se non vuole che tu esci di casa e tu contentalo; potrai con questi mezi mover così l’animo suo, ed affidarlo di maniera che ti lasciasse poi far tutto quello che tu volessi».
«Un geloso - disse Leonora - non si muta mai».
«Si muta - rispose la madre - con queste prove e se è nobile e savio, per onor suo e per sua prudenza lo farà».
«Se egli non si mutasse - disse Verginia - troppo amara vita sarebbe la mia».
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