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      «Se questa vita non ti piace - ripigliò la Regina - imaginati che se non ti marito, medesimamente ti converrà star sempre in casa e vestir sobria senza tanti strisci, né pratiche, come fai ora, poiché non è lecito a una donzella, che non voglia accasarsi, far altrimente; e sarai priva di quella compagnia che nel rimanente potrebbe esser tutto il tuo bene».
      «E se egli fusse vizioso, che rimedio vi avrei?» disse Verginia.
      «A questo - disse la Regina - bisogna con gran giudicio e destrezza, che tu procuri di sviarlo dalle male pratiche, ricordarli destramente il timor de Dio e l’onor del mondo, porgerli essempio de altri suoi pari che si governan bene, riprendendo e toccando con essempio altrui i suoi propri difetti».
      «Questo no - disse Leonora - perché a tal modo, si farebbe tor in odio ed egli farebbe peggio».
      «S’egli sarà virtuoso - rispose ella - non può durar il vizio contra la virtù; essendo nobile e savio parimente, si leverà dalle cattive inclinazioni che potesse aver per natura, e se così ti trovi di star bene, ringrazia pur il Signore; e se anco non ti contenti, confortati, che un sì fatto marito è miglior de gli altri e che tu starai meglio di molte altre».
      «Io dico - disse Corinna - che egli è assai meglio star ben sola che male accompagnata».
      «Ed io dico - aggiunse Lucrezia - che con tutto che gli uomini avessero tutte le imperfezioni che si son dette, stando il viver del mondo nei termini che si trova, è assai meglio l’aver il governo e la compagnia loro, che ’l starne senza, perché ci occorrono alla giornata mille accidenti, mille oppressioni, ch’insidia la robba, chi l’onor e chi la vita a noi misere donne, di modo che è meglio averne uno almanco per amico, che si difenda da gli altri, che stando sole averli tutti per nemici.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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