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      L'ala del suo genio di scienziato e di artista gli permetteva d'innalzarsi così, dalle più tenui impronte, alle più alte sfere della storia e del diritto; si potrebbe dire, che quelle impronte fossero, qualche volta, fin troppo lievi per sostenere il tocco potente della sua grande fantasia.
      Non esiste epigrafe, che ci serbi traccia di notevoli fatti storici o del testo di leggi romane, che egli non abbia studiata. Così il suo commento al monumento ancirano (2a ed., 1883) contiene l'esposizione della storia di Augusto e si potrebbe quasi considerare come preparazione al quarto volume della sua storia.
      Fermavano a preferenza la sua attenzione le leggi che concernevano gli ordinamenti pubblici dello stato, dei municipi e delle colonie; basterebbe qualcuno di questi suoi minori scritti, quello per esempio, rimasto celebre, intorno alle tavole di Malaga e di Salpensa (1855-56), perfetto esempio d'una trattazione di tal genere, per la gloria di uno scrittore. Nè vi fu poi monumento relativo a questa materia che da lui non abbia ricevuto spesso la prima, sempre la più importante illustrazione. Il testo delle leggi e degli altri documenti giuridici fu da lui di nuovo riveduto nel curare la sesta edizione dei Fontes iuris romani antiqui del Bruns.
      Alla storia del diritto pubblico appartiene l'opera che Teodoro Mommsen considerava come il suo capolavoro scientifico: il Römisches Staatsrecht (1a ediz. 1871, 1874, 1875, 1887, 1888 – 3a ediz. 1887-1888), insuperabile trattato di diritto costituzionale e in parte di diritto amministrativo romano.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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