Così è pure identico il vestito d'entrambi i popoli: la tunica corrisponde perfettamente al chiton e la toga altro non è che un più largo himation; e persino nelle armi, così soggette a cambiamenti, si riscontra per lo meno comune il nome delle due armi principali per l'assalto: il giavellotto e l'arco che nei Romani si esprimeva chiaramente nella definizione più antica dei militi – pilumni arquites – nome non certo appropriato al modo di combattere a corpo a corpo.
Così pure presso i Greci e gli Italici e nella lingua e nei costumi, tutto ciò che riguarda le basi materiali dell'umana esistenza risale agli stessi elementi; i più antichi problemi, che la terra propone agli uomini, erano già stati risolti in comune dai due popoli, quando essi formavano ancora una stessa nazione.
8 Antitesi interna tra Greci e Italici. Diversa invece è la cosa nel campo spirituale. Il grande compito dell'uomo, di vivere in armonia con se stesso, coi suoi simili e coll'universo, dà luogo a tante soluzioni quante sono le provincie nel regno del Padre nostro; è su questo campo e non su quello materiale dove i caratteri degli individui e dei popoli si differenziano.
Nell'epoca greco-italica, allorchè i popoli si divisero, non devono essere mancati incitamenti a mettere in rilievo questo contrasto e la profonda differenza spirituale i cui effetti continuano ancor oggi. La famiglia e lo stato, la religione e l'arte si sono svolti in Italia e in Grecia in modo così distinto e nazionale, che il comune fondamento, sul quale i due popoli si basavano, venne sopraffatto, e scomparve nell'un paese e nell'altro quasi interamente ai nostri sguardi quell'ordinamento ellenico, che sacrificava il tutto all'individuo, la nazione al comune, il comune al cittadino ed il cui ideale d'esistenza era la bella e buona vita e troppo spesso i dolci ozi; il cui sviluppo politico consisteva nello sprofondarsi sempre più nel particolarismo e nello spirito locale, e più tardi persino nel dissolvimento del potere comunale; la cui intuizione religiosa assomigliò dapprima gli dei agli uomini, poi li rinnegò; quell'organismo ellenico che poneva ogni cura nel dare elasticità alle membra dei giovinetti esercitandoli in giuochi a corpo ignudo e nel lasciar liberissimo campo al pensiero in tutto il suo splendore e in tutte le sue paurose deviazioni; e, di riscontro, quell'ordinamento romano, che legava il figlio alla temuta autorità – patria potestà, – i cittadini a quella del magistrato, gli uni e gli altri a quella degli dei; che nulla esigeva e nulla rispettava se non l'azione utile; che costringeva ogni cittadino a riempire ogni momento della sua breve vita con indefesso lavoro e imponeva già ai fanciulli le pudiche vestimenta; l'ordinamento romano, in cui chiunque volesse essere qualche cosa per sè era condannato come cattivo cittadino; e per cui lo stato era tutto e l'ingrandimento dello stato l'unico elevato pensiero concesso all'intelligenza.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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