È vero, che sino ad un certo punto la malaria si può allontanare mediante l'intensiva coltivazione del suolo, la quale, affrettando l'evaporazione delle acque, riduce sensibilmente gli acquitrini, ma anche ciò non è ben provato. Resta tuttavia un fatto inesplicabile, per noi, come abbia potuto vivere una densa popolazione agricola in paesi che anche presentemente non lasciano quasi possibilità di vita umana, come accade nella pianura latina e nelle bassure di Sibari e di Metaponto. Occorre osservare, che un popolo, quanto è meno civile, tanto ha maggior attitudine a conformarsi a ciò che la natura richiede e meglio si adatta alle sue leggi; ed è inoltre anche dotato fisicamente d'un temperamento più adattabile alla natura del suolo. In Sardegna si esercita ancora oggi l'agricoltura in mezzo a condizioni naturali poco dissimili da quelle del Lazio. Anche in Sardegna domina la malaria; ma il contadino se ne tutela col vestiario, col vitto e colla scelta delle ore di lavoro. Infatti nulla difende tanto efficacemente contro la malaria, quanto le pellicce ed il fuoco12; ciò che ci spiega perchè il contadino romano vestisse sempre abiti di grossa lana, e non lasciasse mai spegnere il fuoco nel suo focolare.
In compenso il paese doveva offrire un grande allettamento ad un popolo di agricoltori, i quali colla zappa e colla vanga potevano senza grande fatica coltivare il suolo fertile anche senza concime, sebbene non così meravigliosamente ferace come in molti altri luoghi d'Italia. Il frumento rende in media il quintuplo13. Non v'è grande abbondanza d'acqua; e perciò i Latini consideravano sacra ogni fresca sorgente.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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