4 Colonie latine e villaggi consorziali. Non abbiamo alcun documento sul modo con cui si stabilirono le colonie dei Latini nel paese che poi portò il loro nome, e siamo ridotti quasi alle sole induzioni retrospettive. Una cosa soltanto si può stabilire o presumere con qualche verosimiglianza.
La marca romana era suddivisa negli antichi tempi in un dato numero di distretti consorziali, che servirono più tardi a formare le più antiche tribù rustiche (tribus rusticae). Così la tradizione vuole che il quartiere campestre della gente Claudia sorgesse sull'Anio; che esso così si chiamasse dall'esservisi stabilito il consorzio dei Claudi; e questo per sicura analogia può dirsi anche del nome degli altri distretti della più antica ripartizione. Questi nomi sono derivati senza eccezione dai nomi delle famiglie stabilitevisi e non dai luoghi, come avvenne dei distretti aggiunti in seguito; e i consorzi che prestarono i nomi all'originaria marca romana, quando non siano affatto spenti (come i Camilii, i Galerii, i Lemonii, i Pollii, i Pupinii, i Voltinii) sono assolutamente quelli delle più antiche famiglie patrizie romane degli Aemilii, Cornelii, Fabii, Horatii, Menenii, Papirii, Romilii, Sergii, Voturii. Importa notare che tra tutte queste famiglie non ve ne è alcuna della quale si possa provare che sia venuta a stabilirsi in Roma dopo la fondazione della città. Come la marca romana così gli altri distretti italici e senza dubbio anche gli ellenici, saranno stati originariamente composti da un numero di consorzi uniti da vincoli topografici e storici; questa colonia di famiglie è la casa (????? dei Greci), da cui uscirono assai spesso i Comi o Demi (villaggi o comuni rurali) come in Roma le tribù. Le corrispondenti denominazioni italiche casa (vicus) o distretti (pagus da pangere) provano ugualmente la comunanza dei consorzi delle famiglie, e, come è naturale, nell'uso comune della lingua pigliarono il significato di dimora o villaggio.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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