Respinte le supposizioni in parte assurde, in parte infondate, basteranno poche parole a riassumere quel che si può dire attorno all'origine nazionale degli elementi che formarono la più antica repubblica romana.
Non può essere messo in dubbio che i Ramni siano una tribù latina, poichè essi diedero il nome alla nuova repubblica romana, occuparono il primo posto fra i tre distretti fusi insieme, e determinarono la nazionalità del nuovo comune. Null'altro si può dire dell'origine dei Luceri se non che nulla si oppone a considerarli, come i Ramni, di stirpe latina. Il comune dei Tizii, invece, si può ritenere concordemente derivato dalla stirpe sabina: opinione senza alcun dubbio fondata sulla tradizione conservatasi del consorzio Tizio, secondo la quale si suppone che questo collegio sacerdotale sia stato fondato all'epoca dell'ingresso di questa gente nell'unione romana, allo scopo di conservare il suo rito nazionale. E a Roma si trovano effettivamente tracce di siffatto antichissimo culto nazionale sabino, particolarmente in onore di Maurs o Marte, e di Semo Sanco accanto all'equivalente latino Dius Fidius.
In quei remotissimi tempi, quando le schiatte latine e la sabellica non erano ancora, sia nella lingua, sia nelle istituzioni, venute a quel deciso antagonismo, che poscia si determinò fra i Romani e i Sanniti, un comune sabellico entrò in una federazione di paesi latini, come qualche secolo più tardi avvenne col consorzio gentilizio di Atto Claudio (Appio Claudio) che, ridottosi a Roma coi suoi clienti, ottenne un territorio coltivabile sulla sponda destra dell'Anio e in breve interamente si fuse con le genti romane.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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