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      Ma i popoli suscettibili di maggiore coltura si distinguono in ciò, che concepiscono queste naturali antitesi più o meno profondamente, quali più complesse sotto l'aspetto morale, quali elaborate di preferenza sotto l'aspetto giuridico. Nessun popolo è pari al romano nell'esecuzione semplice, ma inesorabile, dei rapporti giuridici imposti dalla stessa natura. La famiglia, cioè l’uomo libero, che per la morte del padre è pervenuto al possesso di se stesso, con la donna affidategli solennemente in isposa dal sacerdote, perchè con essa egli abbia comune l'acqua ed il fuoco (confarreatio), coi figli, e coi figli dei figli e le loro legittime donne, e con le loro figlie nubili e le figlie dei figli, e tutti gli averi che ad essi spettano, forma una unità, dalla quale sono invece esclusi i figli delle figlie, poichè essi, se legittimi, appartengono alla famiglia del marito; se procreati illegittimamente non appartengono a nessuna famiglia. La propria casa con una numerosa figliuolanza è per il cittadino romano lo scopo e il perno della vita. La morte non è una sventura, perchè essa è necessaria; ma l'estinzione di una famiglia, o della schiatta, è una sciagura anche per la repubblica, la quale ne' primi tempi offriva a coloro che non avevano prole un mezzo legale per premunirsi contro questa fatalità con l'adozione di figli altrui.
      Fin da principio la famiglia romana recava in sè le condizioni di un più alto sviluppo nella posizione moralmente coordinata dei membri che la componevano.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327