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      2 Famiglia e schiatta. Era però così potente l'unità della famiglia presso i Romani che nemmeno la morte del capo di casa la poteva completamente sciogliere.
      I suoi successori, divenuti indipendenti con la morte del padre di famiglia, si considerano ancora sotto i vari rapporti come un'unità, e questo concetto si applica all'ordine di successione, e particolarmente per regolare la posizione della vedova e delle figlie nubili. Siccome per gli antichissimi principî dei Romani la donna non poteva esercitare la potestà nè su altri nè su se stessa, così la potestà della donna, ossia la tutela, come la vollero chiamare per servirsi di una espressione più dolce, in luogo del defunto si esercitava regolarmente dai più prossimi parenti maschi, quindi dai figli sulla madre e dai fratelli sulle sorelle. In questo modo la famiglia, una volta fondata, continuava fino all'estinzione dello stipite maschile; se non che di generazione in generazione il legame doveva necessariamente allentarsi, e venir meno persino la possibilità di comprovarne l'unità primitiva. Qui, e soltanto qui, sta la differenza tra la famiglia e la schiatta o, per usare i termini romani, tra i rapporti degli agnati e quelli dei gentili. Entrambi i nomi indicano la stirpe mascolina; la famiglia però comprende solo quegli individui i quali, risalendo di generazione in generazione, possono provare il grado della loro discendenza da un comune stipite; la schiatta o gente abbraccia invece anche quelli che possono mostrare la loro discendenza da un antenato comune, ma non possono indicare i membri intermedi e quindi il grado di consanguineità.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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