Ma qualsiasi altra potestà civile si considera come procedente dalla potestà regale, ed ogni ufficiale esercita le sue funzioni solo in grazia del re e finchè a questi piace. Tutti i funzionari antichi, tanto il governatore straordinario della città, quanto gli inquisitori degli assassini (quaestores paricidii) nominati, per quanto pare, secondo una stabile norma, i comandanti militari (tribuni da tribus, parte) della fanteria (milites) e della cavalleria (celeres) non sono che regi commissari e non magistrati nel vero senso della parola. Il regio potere non ha e non può avere alcun limite legale esterno; come pel capo della famiglia non esiste alcun giudice, così per il capo del comune non vi è un giudice nel comune. La morte sola mette fine al suo potere. La scelta del nuovo re è fatta dal consiglio degli anziani, al quale passa l'interregno in caso di vacanza. Un consenso puramente formale, nell'elezione del re, appartiene alla cittadinanza, subito dopo la nomina. Legalmente, il regno riposa sul duraturo collegio dei padri (patres) che per mezzo del temporaneo portatore dell'autorità21 insedia per la durata della vita il nuovo re. Così si tramandano gli auspici divini, coi quali fu fondata la famosa Roma, dal primo re senza interruzione ai successori, e così si conserva inalterata l'unità dello stato malgrado il variare dei depositari del potere. Questa unità del popolo romano, che nella sfera religiosa viene raffigurata dal romano Giove, è rappresentata legalmente dal principe, e perciò questi assume l'abbigliamento del dio supremo, il cocchio in una città in cui tutti vanno a piedi, lo scettro d'avorio coll'aquila, il rossetto sulle gote, l'aurea corona di quercia, comuni egualmente al dio romano quanto al re dei Romani.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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Roma Giove Romani
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