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      10 Diritti dei cittadini. I cittadini romani non erano solo sottoposti a prestazioni personali ed al servizio militare, ma erano anche partecipi al reggimento pubblico. Tutti i membri del comune, ad eccezione delle donne e degli adolescenti non ancora atti alle armi, tutti dunque i Quiriti, si adunavano nell'assemblea, non a loro placito, ma ogni qualvolta il re li convocava per far loro una comunicazione (conventio, contio), o quando li adunava formalmente ogni tre settimane (in trinum mundinum comitia) affine di interpellarli per curie. Ordinariamente egli stabiliva le formali assemblee del comune due volte all'anno, il 24 marzo e il 24 maggio, sempre, però, non per parlare, ma per udire, non per interrogare, ma per rispondere. Nell'assemblea nessuno parla all'infuori del re o di colui al quale il re concede la facoltà di parlare. Il discorso dei cittadini è una semplice risposta alla richiesta del re, senza discussione, senza motivazione, senza condizione. Nondimeno, a guardare la sostanza delle cose, il comune romano è come il comune dei Tedeschi e, probabilmente, come il più antico degli indogermani, il vero e ultimo fondamento dell'idea dello stato sovrano; ma questa sovranità sta nell'ordinario andamento delle cose, o si manifesta soltanto assoggettandosi spontaneamente all'ubbidienza verso il capo. A questo fine il re, dopo il suo insediamento, rivolge alle curie adunate la domanda se vogliono essere fedeli e soggette, e se, giusta l'uso, vogliono riconoscere con lui i suoi servitori, questori e littori; domanda alla quale, senza dubbio, non era permesso rispondere negativamente, nel modo che non si può rifiutare l'omaggio ad una monarchia ereditaria.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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