Lo stesso avvenne per la magistratura; anche dopo la riunione, la città era presieduta da un solo re con immutato numero di luogotenenti. Da ciò si può dedurre che le istituzioni sacre della città del colle continuarono a sussistere mentre per la milizia, alla raddoppiata popolazione si richiedeva un raddoppiato numero di uomini; ma in tutto il resto la città del colle dovette subordinarsi all'ordinamento palatino.
Se si è ammesso con ragione che la distinzione tra gli antichi cittadini palatini e i neo-cittadini quirinali, coincideva con la distinzione dei primi e secondi Tizii, Ramni e Luceri, non vi è dubbio che le stirpi del Quirinale debbono essere state i posteriores e non i priores. Questa differenza consisteva certamente più in un privilegio onorifico che di diritto. Nella votazione del consiglio avevano la precedenza su quelli minori i consiglieri tolti dalle stirpi più antiche. Così il quartiere collino ha un grado inferiore perfino a quello suburbano della città palatina; il sacerdote di Marte quirino è inferiore a quello del Marte palatino e lo stesso dicasi di tutti gli altri collegi sacerdotali. Eppertanto appare chiaro che il sinoechismo mediante il quale il comune palatino accolse in sè il Quirinale, indica un grado di mezzo tra quello che più anticamente aveva confuso insieme Tizii, Ramni e Luceri e tutti i successivi. Difatti il comune aggiunto non forma mai, nel nuovo organismo, una tribù a sè, ma diventa una parte di ogni tribù preesistente; e se, come si è verificato anche per Alba, si lasciarono sopravvivere le sue istituzioni sacre, anzi si elevarono a istituzioni del comune riunito, in seguito anche questo non si è più verificato.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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