2 Clienti e ospiti. Sostanzialmente di ugual natura, i due organismi comunali, nella loro incorporazione non producevano che un effetto quantitativo. Conseguenze assai più profonde nell'intima trasformazione del comune si ebbero invece in un secondo processo di incorporazione che per la stessa natura dovette procedere assai lentamente: quello della cittadinanza con i coabitanti.
Dai tempi più antichi, accanto ai cittadini vivevano i clienti, come si chiamavano perchè legati a particolari casati di cittadini, ossia «la moltitudine» (plebs da pleo, plenus), come si chiamavano negativamente, quasi a significare che non contavano se non per il numero, essendo privi di diritti politici28.
Gli elementi di questo grado di mezzo tra liberi e non liberi, come già si è detto, esistevano da lungo tempo nella famiglia romana; ma nel comune, questa classe, per una doppia ragione, doveva crescere di fatto e di diritto a una grande importanza. Primo: il comune stesso poteva possedere tanto servi, quanto clienti semiliberi. Specialmente dopo la conquista di una città o lo scioglimento del comune di essa, al comune vincitore sarà sembrato opportuno di non vendere formalmente come schiavi la massa dei vinti, ma di lasciare piuttosto una libertà di fatto se non di diritto. In tal modo questi aggregati entravano, come liberti del comune, nella stato di dipendenza di clienti, sia verso le famiglie, sia verso il re.
Secondo: per mezzo del comune o dei cittadini dai quali dipendevano, a questi clienti era data la possibilità di essere difesi contro l'abusivo diritto sovrano che continuava a sussistere legalmente.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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