Il fiorire dei commerci, il diritto di domicilio nella città garantito a tutti i Latini della confederazione, il numero dei liberti cresciuto a misura che prosperavano le condizioni materiali, tutte queste circostanze dovevano, anche solo mediante le arti della pace, aumentare straordinariamente il numero dei domiciliati29.
Soggiogati colle armi e incorporati a Roma i comuni vicini, vi si aggiunsero nella massima parte i rispettivi abitanti, i quali, quand'erano costretti a trasferirsi a Roma, vi entravano come clienti, e quando rimanevano nella patria loro oramai ridotta a villaggio, scambiavano in ogni modo il proprio diritto di cittadinanza col diritto della metecia romana30. Oltre di che la guerra pesava esclusivamente sui cittadini originari e diradava di continuo le file dei patrizi, mentre invece i semplici domiciliati partecipavano al successo delle vittorie senza pagarne il prezzo col loro sangue.
Perdurando un tale stato di cose è da meravigliarsi come il patriziato romano non venisse a mancare molto più presto. E se questo consorzio si mantenne ancora per molto tempo numeroso e fiorente, ciò non si deve attribuire alla pratica di concedere la cittadinanza a ragguardevoli famiglie straniere, che venissero annoverate fra i patrizi, o spontaneamente o dopo vinta lo loro città nativa, poichè in siffatte concessioni, a quanto pare, si procedette sempre con molta strettezza; anzi, nei secoli meno lontani, esse divennero tanto più rare quanto più il diritto di cittadino romano cresceva d'importanza.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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