Di maggior peso pare che sia stata l'introduzione del matrimonio civile, pel quale il figlio, generato da genitori patrizi conviventi insieme come marito e moglie anche senza la solennità della confarreazione, acquistava il pieno diritto di cittadinanza, come quello generato da parenti confarreati; per lo meno è verosimile che il matrimonio civile, il quale se non fino dalle origini, era però riconosciuto in Roma anche prima delle dodici tavole, sia stato introdotto appunto per impedire l'estinzione del patriziato31. E a questo concorrevano anche le misure tendenti sino da antichissimi tempi alla conservazione di una numerosa discendenza nelle singole famiglie e non ci pare nemmeno inverosimile che pel medesimo motivo tutti i figli generati da madri patrizie in matrimonio disuguale o fuori di matrimonio, entrassero più tardi nel diritto di cittadinanza.
Ciò non pertanto il numero dei semplici domiciliati veniva necessariamente sempre crescendo senza alcun motivo di diminuzione, mentre era un gran che, se il numero dei cittadini, anche andando le cose prospere e favorevoli, non diminuiva, e perciò i domiciliati si trovarono a mano a mano, e quasi senza accorgersene, in una posizione più indipendente. I non-cittadini non erano più soltanto servi liberati o stranieri aventi bisogno di patrocinio, dopochè in questa classe entrarono le antiche cittadinanze dei comuni latini soggiogati in guerra, e particolarmente i coloni latini che vivevano in Roma, non per favore del re o di qualche altro cittadino, ma in forza del diritto federativo.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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