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      SETTIMO CAPITOLO
     
     
      EGEMONIA DI ROMA NEL LAZIO
     
      1 Estensione dei territorio romano. È naturale che la forte e appassionata schiatta degli Italici, fin dai primi tempi, nel processo di crescenza, si agitasse in lotte intestine e con i vicini; e col fiorire ed il raffinarsi del paese le scorribande si mutassero in guerre, le rapine in conquiste, generando così i primi lineamenti delle potenze politiche. Ma nessun Omero italico ci ha tramandato un quadro di quelle prime baruffe e scorribande nelle quali il carattere dei popoli si manifesta e si forma, come il sentimento dell'uomo nei giuochi della puerizia.
      E nemmeno la tradizione storica ci fu larga di notizie dalle quali riconoscere l'esteriore incremento e determinare almeno approssimativamente l'importanza rispettiva dei singoli distretti latini. È già molto se in qualche modo possiamo farci un'idea della potenza di Roma e della estensione del suo territorio.
      Abbiamo già indicati i probabili antichi confini del comune romano, dopo la riunione delle tribù urbane. Dalla parte del Lazio essi non s'allargavano più d'un miglio38 oltre le mura di Roma; ma verso ponente si prolungavano fino alla foce del Tevere (Ostia), che era distante più di tre miglia dalla città. Strabone, nella sua descrizione dell'antica Roma, dice che la nuova città era sorta fra popoli più o meno importanti, alcuni dei quali vivevano sparsi nella campagna, in casali, e non erano legati o soggetti ad alcuna federazione di razza. I più antichi acquisti del territorio pare che i Romani li facessero a spese di questi vicini usciti dalla stessa razza ma non protetti da alcuna potenza prevalente.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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