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      Da ciò derivò che la politica di questa confederazione non fu mai aggressiva, ma si limitò all'immediata difesa dei confini; perchè solo in una monarchia le forze sono così accentrate, le passioni politiche così durevoli e potenti, che l'allargamento del territorio può continuarsi e portarsi ad effetto secondo un disegno prestabilito. Tutta la storia di questi due popoli egemonici della stirpe italiana è contenuta in germe nel loro sistema, diametralmente opposto, di ordinare le colonie. Le terre, che i Romani guadagnarono, erano conquistate allo stato; i paesi che i Sanniti occupavano, diventavano proprietà di quello sciame di volontari che li aveva conquistati; i quali, abbandonati dallo stato alla loro buona o cattiva fortuna, predavano e guerreggiavano per loro proprio conto.
      Ma le invasioni sannitiche sulle spiagge del Tirreno e dell'Jonico appartengono a un'epoca posteriore; al tempo della signorìa dei re romani tutto ci induce a credere che questo popolo pigliasse stabile sede nelle regioni, ove lo troviamo più tardi. E come d'un avvenimento che ha tutto il carattere dei Sanniti verso mezzodì, faremo menzione della sorpresa di Cuma tentata dai Tirreni del mare superiore, dagli Umbri e dai Dauni nell'anno 230 della città di Roma. Se si dovesse prestar fede a narrazioni certo molte esagerate dalla fantasia, si sarebbero uniti in un solo esercito tanto gli aggressori, come i loro soggetti, come suole accadere in simili guerre; gli Etruschi si sarebbero visti a fianco i loro nemici Umbri e con questi gli Japigi, che pure dalle colonie umbro-sabelliche erano stati cacciati fino verso l'ultimo lembo meridionale d'Italia.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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