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      Nel più antico si riscontra una vocalizzazione sostenuta compiutamente, ed è evitato quasi senza eccezione l'incontro di due consonanti50. Con la soppressione delle desinenze vocali e consonanti e coll'indebolimento o coll'esclusione delle vocali fu trasformato a poco a poco questo dolce e sonoro idioma in una lingua insoffribilmente dura e rude51; così, ad esempio, si disse ram?a in luogo di ramu?af, Tarchnas in luogo di Tarquinius, Menrva in luogo di Minerva, Menle, Pultuke, Elchsentre in luogo di Menelaos, Polydeukes, Alexandros. Quanto chiusa e aspra fosse la pronuncia lo prova indubbiamente la circostanza come presso gli Etruschi già da remotissimi tempi si confusero la o e la u, la b e la p, la c e la g, la d e la t. Nello stesso tempo l'accento cadeva sulla prima sillaba come nella lingua latina e nei più rozzi dialetti greci. Furono egualmente trattate le consonanti aspirate: mentre gli Italici, ad eccezione della b aspirata o della f, le soppressero, e i Greci per contro, ad eccezione di questo suono, conservarono le altre ?, ? e ?, gli Etruschi soppressero interamente il morbidissimo e gratissimo suono del ?, meno in alcune parole prese a prestito dagli stranieri, e si servirono invece esuberantemente degli altri tre anche dove non ce n'era bisogno, come ad esempio da Thetis fecero Thethis, da Telephus Thelaphe, da Odisseus Utuze e Uthuze.
      La maggior parte delle poche desinenze o parole, di cui si è potuto trovare il significato, si allontana da tutte le analogie greco-latine: così la desinenza al per designare l'origine, e più spesso l'origine matronimica, come ad esempio Canial in una iscrizione bilingue di Chiusi che si tradusse Cainia natus; la desinenza sa ne' nomi di donna per indicare la famiglia nella quale sono entrate maritandosi, in modo che fu detta Lecnesa la moglie d'un Licinio.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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