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      Correvano bensì delle vaghe tradizioni, risalenti ai più antichi tempi, le quali narravano di combattimenti tra Cere e il Lazio, di grandi vittorie riportate sui Latini da Mesenzio re di Cere, il quale avrebbe loro imposto un tributo in vino; ma una più chiara e concludente tradizione, in luogo di disfide e di guerre, ci assicura degli intimi rapporti pacifici tra i due antichissimi centri delle relazioni commerciali e marittime nell'Etruria e nel Lazio.
      Manca assolutamente ogni indizio che gli Etruschi si sieno inoltrati per la via di terra al di là del Tevere. Vediamo bensì annoverati gli Etruschi in prima linea nel grande esercito barbarico che Aristodemo distrusse sotto le mura di Cuma nel 230 della città; ma pur prestando fede a questa notizia anche nei suoi particolari, la cosa non si riduce ad altro che ad una grande spedizione di pirati, alla quale avrebbero preso parte gli Etruschi. È di ben altra importanza l'indagare, se si abbia qualche notizia di colonie etrusche fondate nell'interno del paese e a mezzogiorno del Tevere, e se v'abbia alcuna memoria d'una seria aggressione contro i Latini per parte degli Etruschi. Stando a ciò che vediamo, i Romani rimasero tranquilli possessori del Gianicolo e delle due rive dei Tevere fino alla sua foce. Quanto alla migrazione di consorzi etruschi in Roma, vi è un racconto tratto da annali toscani, dal quale si apprende che una banda etrusca, condotta fuori di Volsinio da un Celio Vivenna e dopo la morte di lui capitanata dal suo fedele compagno Mastarna, e da questi condotta a Roma, si sia stabilita sul monte Celio.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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