UNDECIMO CAPITOLO
LEGGI E GIUDIZI
1 Carattere moderno della civiltà italica. La storia non basta da sola a porre in chiara luce la vita di un popolo nelle sue infinite varietà; essa deve accontentarsi di narrarne lo svolgimento complessivo. Gli atti e le creazioni, il pensiero, le immaginazioni ed i sentimenti di ciascun individuo, anche se dominati dallo spirito popolare, non fanno parte della storia.
Nondimeno il tentativo di provarci a rappresentare queste circostanze, o almeno a delinearne i tratti più essenziali, principalmente per quel che riguarda l'antichissima epoca di cui parliamo, la quale non lasciò quasi alcuna traccia nella storia, ci par necessario, perchè solo con questo mezzo si può in qualche modo illuminare il profondo abisso che divide il nostro modo di pensare e di sentire da quello degli antichi popoli civili.
La tradizione, che di queste età remote ci pervenne, con i suoi confusi nomi di popoli e colle torbide sue leggende, rassomiglia alle foglie secche che noi stentiamo a credere che una volta siano state verdi. Invece di rimestare questo ingrato vecchiume e di andar frugando tra le macerie delle famiglie dei Coni66 o degli Enotri, dei Siculi e dei Pelasgi, sarà miglior partito indagare come la vita reale del popolo dell'Italia antica si sia venuta formando negli ordini giudiziari; come la vita ideale si sia riverberata nella religione, come si trattassero le pubbliche cariche, donde siano venuti a questi popoli la scrittura e gli altri elementi di coltura.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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Coni Enotri Siculi Pelasgi Italia
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