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      5 Economia rurale. Il contadino e i suoi figli guidavano l'aratro e in generale accudivano a tutti i lavori campestri. Non è verosimile che nei comuni fondi rustici si adoperassero d'ordinario schiavi ovvero liberi braccianti pagati a giornata. All'aratro si attaccava il toro, e anche la vacca; per someggiare servivano cavalli, asini e muli. Non esisteva una vera economia pastorizia per averne carni o latte, o almeno non esisteva nei fondi che erano assegnati in proprietà alla famiglia, o se pur trovava luogo non doveva però passare le più limitate proporzioni; ma oltre il bestiame minuto, che si conduceva al pascolo comunale, si tenevano poi nel cascinale maiali e pollame, particolarmente oche.
      In generale erano instancabili nell'aratura che si ripeteva più volte, e si considerava mal lavorato quel campo, su cui i solchi non fossero fitti in modo da rendere superfluo l'erpice. Ma in questa solerzia vi era più laboriosità che intelligenza, e il difettoso aratro, l'imperfetto modo di mietitura e di trebbiatura non fecero un passo verso il miglioramento, più per l'ostinazione dei contadini di tenersi fermi agli usi antichi, che per gli scarsi progressi della meccanica razionale; perchè all'italico, non faceva difetto quell'affettuosa devozione per le pratiche tradizionali del lavoro pervenutegli insieme colla zolla avita, e pieno di spirito pratico non deve aver tardato ad imitare dai popoli vicini, o a immaginare egli stesso, alcuni evidenti miglioramenti nell'economia rurale, come ad esempio la coltivazione degli erbaggi da pastura e il sistema irriguo delle praterie; anzi la stessa letteratura romana cominciò col trattare teoricamente l'agricoltura.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327