Le antiche canzoni di Roma non cantavano solo il potente dio delle battaglie Mamers, ma anche l'insigne artefice delle armi Mamurio, il quale aveva saputo fabbricare pe' suoi concittadini scudi simili al divino modello caduto dal cielo; il dio del fuoco, Vulcano, appare già nell'antichissimo calendario romano; dunque anche nella più antica Roma, come dappertutto, l'arte di fabbricare e di maneggiare l'aratro e il brando è nata e cresciuta nello stesso tempo: e non vi si trova la minima traccia di quell'orgoglioso disprezzo dei mestieri, che si riscontra di poi.
Dal tempo però in cui per la costituzione di Servio l'obbligo della milizia venne a gravare esclusivamente sui possidenti, gli artigiani non erano esclusi per legge dal diritto delle armi, ma lo erano di fatto in conseguenza dell'instabile loro dimora, ad eccezione dei corpi organizzati militarmente, composti di legnaiuoli, calderai e di certe classi di suonatori, aggiunti all'esercito; e questa potrebbe essere stata l'origine di quel disprezzo nato in seguito e della successiva noncuranza politica che si ebbe per le industrie manuali. L'organizzazione delle maestranze aveva senza dubbio lo scopo medesimo delle compagnie sacerdotali, alle quali rassomigliavano persino nel nome: i periti si tenevano legati tra loro allo scopo di conservare più saldamente e più sicuramente la tradizione. È verosimile, che si trovasse modo di escludere gli inesperti, ma non vi sono tracce nè di tendenze al monopolio, nè di misure protettrici contro la scadente manifattura; è però da notarsi che su nessun'altra parte della vita popolare dei Romani ci mancano tanto le notizie quanto su quella dei mestieri.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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