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      10 Commercio d'Italia oltremare. Abbiamo già sommariamente indicato in qual modo il commercio d'oltre mare esercitasse il suo influsso sugli Italici rimasti indipendenti. Ne rimasero quasi immuni le schiatte sabelliche, le quali non occupavano se non breve ed inospitale lembo del littorale, e ciò che esse attinsero da nazioni straniere, come ad esempio l'alfabeto, pervenne loro soltanto attraverso i Toschi ed i Latini, per cui ad esse mancò lo sviluppo cittadino. Nè pare che le relazioni di Taranto coi Pugliesi e coi Messapi fossero in quell'epoca più importanti. Ben diversamente procedevano le cose sulla costa occidentale, dove nella Campania coabitavano pacificamente Greci ed Italici, gli uni accanto agli altri, e dove nel Lazio, e più ancora nell'Etruria, si faceva un commercio esteso e regolare di scambio. In che consistessero le prime merci d'importazione lo si può in parte dedurre dagli oggetti scavati negli antichissimi sepolcreti di Cere, in parte dalle tracce conservate nella lingua e nelle istituzioni dei Romani, in parte ancora, anzi più sicuramente, dall'impulso che ne ricevette l'industria italica; perchè si dovettero continuare per molto tempo a comperare le manifatture straniere prima che si cominciasse ad imitarle.
      Certo non possiamo determinare il grado di sviluppo che i mestieri avevano raggiunto prima della separazione delle razze e, successivamente, nell'epoca in cui l'Italia fu abbandonata a se stessa; lasciamo da un canto la questione, se i gualchieri, i tintori, i conciatori e i pentolai abbiano ricevuto l'impulso dalla Grecia o dalla Fenicia, o se si siano aperta una via propria ed indipendente.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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