Solo più tardi si cominciò a dividere il giorno e la notte ciascuno in quattro parti, e più tardi ancora si usò la divisione delle ore. Concorda con ciò il fatto che persino le schiatte più affini variano nello stabilire il momento in cui ha principio la giornata, e di fatti per i Romani incomincia a mezzanotte, e per i Sabelli e gli Etruschi a mezzodì. Si crede che, quando le stirpi greche si separarono dalle italiche, anche l'anno non avesse ancora una divisione e un ordinamento stabile, perchè la denominazione dell'anno e delle sue parti hanno forma affatto diversa presso gli uni e presso gli altri. Poichè pare che gli Italici, già nel tempo preellenico, abbiano proceduto se non ad uno stabile ordinamento del calendario, alla disposizione di una doppia e maggiore unità di tempo. La semplificazione del calcolo secondo i mesi lunari coll'applicazione del sistema decimale in uso presso i Romani, l'indicazione di un termine di dieci mesi come quella d'un anello (annus) o d'un anno intero sono indizi della più remota antichità. Più tardi, ma egualmente in un'epoca assai remota, e anteriore all'influenza greca, fu, come abbiamo già detto, sviluppato in Italia il sistema duodecimale, ed essendo derivato appunto questo sistema dall'osservazione del giro del sole che era di dodici volte quello della luna, esso fu senza dubbio tosto applicato alla misura del tempo, e a conferma di ciò concorre l'osservazione, che i nomi propri dei mesi che possono aver presa forma solo dacchè il mese fu considerato come parte d'un anno solare, e specialmente i nomi di marzo e di maggio, si accordarono fra loro nell'uso e nelle lingue gli Italici tutti, mentre non si trova alcuna rispondenza tra essi e i nomi dei mesi greci.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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