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      6 Svolgimento degli alfabeti in Italia. Non meno importante dell'introduzione dell'alfabeto è, per la storia, l'ulteriore suo svolgimento tra le genti italiche, e forse ancora più importante, poichè esso sparge un raggio di luce sull'interno commercio degli Italici, il quale è di gran lunga più incerto ed oscuro che non il commercio litoraneo da essi esercitato coi forestieri. Nell'epoca più remota dell'alfabeto etrusco, in cui si faceva uso essenzialmente e senza alcuna variazione dell'alfabeto introdotto, sembra che l'uso di esso fosse limitato agli Etruschi sul Po e sulla Toscana d'oggidì. Questo alfabeto partendo da Adria e da Spina si estese poi sino negli Abruzzi verso mezzodì percorrendo la costa orientale, e verso settentrione si diffuse tra i Veneti e più tardi fino tra i Celti al piede delle Alpi e oltre le medesime, in modo che le ultime ramificazioni di questa penetrazione arrivano fino nel Tirolo e nella Stiria. L'epoca più recente comincia da una riforma dell'alfabeto, la quale consiste principalmente nell'allineare la scrittura rifacendosi da capo, nella soppressione della o, che nella pronuncia non si distingueva più della u, e nella introduzione della nuova lettera f, per la quale mancava il corrispondente segno dell'alfabeto primitivo. Questa riforma fu fatta evidentemente presso gli Etruschi occidentali, e non avendo potuto penetrare al di là dell'Appennino si è radicata di contro presso tutte le schiatte sabelliche e particolarmente presso gli Umbri. Col progredire del tempo l'alfabeto ha dovuto sperimentare i suoi particolari destini presso ogni singola schiatta; presso gli Etruschi, attorno all'Arno e a Capua, presso gli Umbri e presso i Sanniti, perdette spesso le medie o in tutto o in parte, e altrove invece trovò nuove vocali e nuove consonanti.


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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 327

   





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