La distruzione delle forme di flessione e di derivazione procede di pari passo con queste obliterazioni delle vocali. La causa di questo barbarismo non è dunque, in generale, nessun'altra che la inevitabile corruzione che rode continuamente ogni lingua non infrenata e diretta dalla coltura letteraria; colla sola differenza, che nelle variazioni della scrittura si conservarono le prove di quei mutamenti, che di solito si compiono senza lasciare alcuna traccia. E se è vero che questo barbarismo colpisce con maggior forza gli Etruschi che qualunque altra schiatta italica, questa è una prova di più da aggiungere alle altre numerose della loro minore attitudine per la coltura; e se questa corruzione delle lingue colpì tra i popoli italici più profondamente gli Umbri, meno i Romani e più lievemente di tutti i Sabelli meridionali, si dovrà ammettere che in questa singolare varietà di risultati deve avere avuto gran parte il commercio abituale e più attivo degli uni cogli Etruschi, degli altri coi Greci.
QUINDICESIMO CAPITOLO
L'ARTE
1 Doti artistiche degli Italici. Il linguaggio appassionato è poesia, il suo accento commosso è musica: per cui non vi è popolo senza poesia e senza musica. Ma la nazione italiana non può ora, nè poteva in antico annoverarsi tra le nazioni dotate a preferenza della virtù poetica; all'Italiano manca la passione del cuore, il bisogno di idealizzare le cose umane e di umanizzare le cose inanimate, e con ciò l'elemento più sacro dell'arte poetica. La penetrazione, la piacevolezza, la destrezza rendono facili all'Italiano l'ironia e il novellare, come ne abbiamo la prova in Orazio e nel Boccaccio; le lepidezze amorose, che troviamo in Catullo e nelle migliori canzoni popolari napoletane, e più di tutto riescono all'Italiano la bassa commedia e le burlette.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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