Finalmente la principale festa romana della città (ludi maximi romani) non può non aver avuto, se non la sua origine, almeno il suo ultimo ordinamento, dall'influenza greca. Questa festa era istituita in segno di grazie straordinarie, di solito dietro il voto fatto da un generale prima della battaglia, e solennemente al ritorno della milizia cittadina in autunno, ed era destinata a Giove capitolino ed agli dei conviventi con esso. Si andava in processione solenne sull'arena situata tra il Palatino e l'Aventino, ove era tracciato l'arengo con tutto intorno i posti per gli spettatori: precedevano i giovani di Roma ordinati secondo le divisioni della milizia cittadina a cavallo e a piedi; venivano poi i lottatori e i gruppi dei danzatori già descritti, ognuno colla propria musica; indi i servi degli dei coi loro incensieri e gli altri sacri arredi; finalmente le barelle colle statue degli dei. Lo spettacolo era una immagine della guerra come la si faceva negli antichi tempi e quindi il combattimento sui carri, a cavallo e a piedi. I primi a cimentarsi erano i carri da battaglia, ognuno dei quali, al modo omerico, portava un auriga ed un giostratore essediario, quindi gli stessi giostratori balzati giù dai carri; poi i cavalieri, ognuno de' quali, seguendo la maniera romana di combattere, entrava nella lizza a cavallo e con un altro cavallo condotto a mano (desultor): finalmente i giostratori a piedi, affatto nudi meno una cintura alle anche, che si misuravano nella corsa, nella lotta e nel pugilato.
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Storia di Roma
1. Dalla preistoria alla cacciata dei re da Roma
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 327 |
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Giove Palatino Aventino Roma
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