Inutile dunque sarebbe indagare sottilmente i motivi per cui, in Roma, ai re sottentrassero i consoli; l'organismo dell'antica società greca ed italica ci spiega quasi con una certa necessità naturale, che ha in sè le sue ragioni, la limitazione della presidenza vitalizia del comune a un termine più breve, il quale d'ordinario fu di un anno. Quanto più semplice ed intima deve poi riconoscersi la causa di questa mutazione, tanto più varie ne potevano essere le occasioni; si poteva dopo la morte di un signore statuire per legge, come pare che il senato romano volesse fare dopo la morte di Romolo, che a nessun altro si concedesse la signoria vitalizia; o il signore poteva egli stesso abdicare volontariamente, come è fama che avesse in animo di fare il re Servio Tullio, o il popolo poteva insorgere contro un reggente tirannico, cacciarlo e abolirne il nome; e questa fu appunto la fine della dignità regia presso i Romani.
3. Cacciata dei Tarquini da Roma. Che per quanto sia ricamata con particolarità poetiche e ridotta a leggenda la storia della cacciata dell'ultimo Tarquinio detto «Il Superbo», non può certo muoversi alcun dubbio ragionevole sulla sostanza di questo fatto. La tradizione accenna in modo credibile alle cause di questo fatto: avere cioè il re omesso d'interpellare il senato e di mantenerlo in numero; avere pronunciato pene di morte e di confische senza consultare i senatori; avere ammassato nei propri granai immense provvigioni di cereali ed imposto ai cittadini, oltre ogni giusto limite, carichi di milizia e di servigi manuali.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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