Poichè nell'assemblea delle curie tutti coloro che avevano diritto al voto erano uguali, cosicchè l'accettazione dei plebei nelle curie avrebbe dovuto condurre alla democrazia, si comprende dunque che le votazioni politiche furono sottratte alle curie; l'assemblea delle centurie non metteva la preponderanza nelle mani dei nobili; ma la metteva in quelle dei facoltosi, e il diritto di prevotazione, che spesso decideva definitivamente, era nelle mani dei cavalieri, cioè dei ricchi, ma mantenne anche le sue prerogative essenziali, cioè il diritto di nominare l'interrè, e quello di sancire o di respingere le deliberazioni del comune.
7. Il senato. Queste attribuzioni vennero anzi aumentate con la riforma della costituzione, poichè, d'allora in poi, anche la nomina degli uffici comunali, e quella della elezione comunale, erano sottoposte all'approvazione del senato; solo in casi di appello non si ricorse mai, a quel che sappiamo, alla sua sanzione, poichè siccome si trattava della grazia al colpevole, quando questa veniva concessa dall'assemblea del popolo sovrano, non si poteva parlare di un probabile annullamento di quest'atto.
Però, se con l'abolizione dell'autorità reale, i diritti costituzionali del senato patrizio furono piuttosto aumentati che diminuiti, pure ebbe luogo un ampliamento del senato, in coincidenza con l'abolizione della monarchia.
Per questa ampliamento anche i plebei furono accolti nel senato, ed accadde conseguentemente una completa riforma di questa assemblea.
Da antichissimi tempi il senato non fungeva mai solo ed esclusivamente, ma in forma di consiglio di stato; e se probabilmente già al tempo dei re non era considerato come anti-costituzionale il fatto che in certi casi anche i non-senatori partecipassero all'assemblea, si stabilì infine che al senato patrizio (patres), si aggiungesse un numero di inscritti non-patrizi (conscripti).
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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