Nulla si sa di una possibile limitazione dei consoli eleggibili, nel senso che essi non avrebbero dovuto accogliere nel senato un determinato numero di plebei, nè era necessario tale ordinamento, poichè i consoli stessi appartenevano alla nobiltà. Invece dalla sua origine, probabilmente, il console, conformemente alla sua posizione, è assai meno libero e più legato dalle condizioni di classe e dall'osservanza per ciò che riguarda i senatori, che non il re. Specialmente la regola che l'investitura del consolato porti con sè necessariamente l'entrata a vita nel senato, se, ciò che pure accadeva ancora in quel tempo, il console non era ancora membro di esso al momento della sua elezione, si deve essere già stabilita per diritto di consuetudine.
Così pure sembra sia sorto presto l'uso di non occupare, appena avvenuta la vacanza, i posti di senatori, ma nell'occasione del censimento, quindi dopo quattr'anni, di rivedere e di completare la lista del senato; nella qual cosa era contenuta anche una abbastanza importante limitazione delle autorità che si occupavano dell'elezione.
Il complessivo numero dei senatori rimase quello che era, e nel numero vi furono compresi i coscritti; dal qual fatto si può dedurre anche il restringersi numerico del patriziato nell'assemblea(4).
L'immediata riforma della costituzione, a quanto pare, non andò più in là. E specialmente nella posizione del senato non venne introdotto alcun legale mutamento; esso rimase esclusivamente patrizio.
Nel comune romano rimase per quanto fu possibile, anche dopo il cambiamento della monarchia in repubblica, ogni cosa sul piede antico; la rivoluzione romana è stata, quanto lo può essere una rivoluzione, conservativa, e non rimosse nè capovolse alcuno degli elementi costitutivi del comune.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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