Non era espressamente proibito, ma era nello spirito della costituzione, che leggi organiche e durature non si potessero emanare che sotto il reggimento ordinario del potere civile; avveniva certo che un console, posto in non cale questo principio, radunasse i suoi soldati nel campo a comizi cittadini e le determinazioni che vi si prendevano, non erano a dir vero giuridicamente nulle, ma l'opinione riprovava questa pratica, che tosto rimaneva senza effetto come se fosse stata effettivamente vietata. L'antitesi fra i Quiriti e i soldati si andava sempre più radicando negli animi dei cittadini.
11. Governo dei patrizi. Ma affinchè questi corollari della nuova forma repubblicana potessero maturare, richiedevasi l'opera del tempo. Per quanto vivamente i posteri li abbiano descritti è possibile che a coloro che videro compiersi la rivoluzione, questa apparisse sotto altro aspetto.
I neo-cittadini acquistarono, è vero, il diritto di cittadinanza e la nuova borghesia ottenne estesi diritti nei comizi, ma il diritto del veto del senato, che quasi come un'alta camera stava compatto di fronte ai comizi, toglieva loro ogni libertà d'azione e, non potendo fare assoluta opposizione alle deliberazioni loro, li stancava con rinvii e lungaggini.
La nobiltà se non aveva molto perduto ad amministrare da sola lo stato, si avvantaggiò decisamente sotto altri rapporti. Il re usciva bensì dalla classe dei patrizi come il console, ma se la sua posizione eccezionale lo innalzava al di sopra dei patrizi e dei plebei, e s'egli poteva facilmente trovarsi nel caso d'inclinare verso la plebe e di far assegnamento sulla moltitudine per umiliare la nobiltà, il console all'opposto, non entrando nella signoria che per breve tempo e non essendo così prima, come dopo aver avuta la magistratura, nulla più che un nobile, il quale oggi comandava al patrizio, a cui domani avrebbe dovuto obbedire, non poteva trovarsi al di sopra della sfera, in cui d'ordinario si trovava, e in lui il nobile doveva prevalere assai più del magistrato.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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Quiriti
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