Sotto il reggimento aristocratico queste precarie occupazioni non solo si fecero di lunga durata, ma, ciò che è peggio, non furono ammessi a questo irregolare modo d'acquisto che i privilegiati e i loro favoriti, e ad aggravare il disordine, le decime e le quinte si riscuotevano colla stessa trascuratezza con cui già si riscuoteva la tassa del pascolo. Così un triplice colpo percosse la media e la piccola possidenza; l'una e l'altra perdettero l'uso dei fondi comunali, essendo mancato all'erario il regolare gettito delle rendite fondiarie, si accentuò il peso delle pubbliche gravezze; e per ultimo si lasciarono andare in disuso le distribuzioni delle terre, che fino allora erano state pel proletariato agricolo un perenne smaltitoio quasi come al giorno d'oggi sarebbe un ben ordinato e vasto sistema di emigrazione.
Oltre a ciò le grandi proprietà territoriali, che probabilmente cominciarono a formarsi in questo periodo, respinsero i piccoli coltivatori per sostituirvi il lavoro dei servi della gleba.
Questa rivoluzione agraria diede alle classi medie un crollo di gran lunga più rovinoso ed irreparabile che tutte insieme le usurpazioni politiche di cui si è fatto cenno.
Le lunghe guerre non sempre combattute felicemente, le conseguenti gravose imposte e la continua necessità delle prestazioni personali diedero l'ultimo colpo e finirono per strappare il piccolo proprietario dalla sua terra e lo ridussero servo, se non schiavo, del creditore divenuto suo padrone, o nel miglior dei casi per ridurlo ad essere nulla più che un fittavolo o colono dei suoi creditori.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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