Questa marcia valse a chiarire con piena evidenza anche ai più tenaci oppressori della plebe come una simile guerra cittadina dovesse necessariamente finire anche colla loro rovina economica; il senato cedette.
Il dittatore si interpose per un accomodamento; i cittadini rientrarono in città, la concordia venne apparentemente ristabilita.
Il popolo chiamò d'allora in poi Manio Valerio col nome di Massimo (Maximus) e disse «sacro» il monte al di là dell'Aniene.
In questa rivoluzione, scoppiata senza preordinazioni e condotta a termine dalle moltitudini senza spargimento di sangue e ricordata sempre con compiacenza e con orgoglio dai cittadini, si rivela qualche cosa che tocca il sublime.
Le sue conseguenze furono sentite per molti secoli e da essa trasse origine il tribunato del popolo.
6. Tribuni popolari ed edili popolari. Oltre i provvedimenti transitori e specialmente quelli per la soppressione della dura legge sui debiti, e della fondazione di parecchie colonie, per migliorare la sorte di un gran numero di contadini, il dittatore riuscì pure a far votare una legge, che fu giurata da ogni singolo membro del comune affine di assicurare l'amnistia ai cittadini che avevano infranto il giuramento prestato alle insegne; essa fu deposta poscia in un tempio sotto la sorveglianza e la custodia di due ufficiali eletti espressamente tra la plebe, i quali furono nominati «padroni di casa» (aediles). Questa legge poneva al fianco dei due consoli patrizi due tribuni plebei, i quali dovevano essere eletti dalle curie.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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Manio Valerio Massimo Maximus Aniene Tribuni
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