È bensì vero che il tribunato non ha contribuito direttamente all'uguaglianza politica delle classi, ma esso fu nondimeno un'arma efficace in mano dei plebei allorquando questi chiesero, poco dopo l'istituzione del tribunato, l'ammissione alle cariche comunali. Esso non fu tanto imposto al ceto che godeva i privilegi politici, quanto ai ricchi possidenti e capitalisti; esso doveva assicurare al popolino una retta amministrazione della giustizia e curare una più equa e umana amministrazione economica.
Esso non ha raggiunto questo scopo e non poteva raggiungerlo.
Il tribuno poteva bensì reprimere ingiurie particolari ed impedire eccessi, che avrebbero potuto suscitare lo sdegno popolare, ma il disordine non era da ricercarsi nell'ingiuria che usurpasse le forme della legalità, sibbene nella vera legalità che era ingiusta; ora come poteva il tribuno arrestare regolarmente la ordinaria amministrazione della giustizia? E supponendo che lo avesse potuto, il vantaggio sarebbe stato di poco momento, se non si chiudevano le voragini che ingoiavano le sostanze del popolo, le ingiuste imposizioni, il pessimo sistema del credito, la malaugurata usurpazione dei beni del demanio. Contro questo sconcio nessuno osava far motto, evidentemente perchè i ricchi plebei non erano meno interessati dei patrizi a lasciar continuare simili abusi.
Così fu istituita questa singolare magistratura, di cui chiara e comprensibile appariva alla moltitudine la favorevole protezione, ma a cui però non fu dato di vincere il punto della necessaria riforma economica.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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