Chiamato dai tribuni a giudizio capitale avrebbe lasciato la città, ma solo per ritornarvi alla testa di un esercito di Volsci; se non che sul punto di conquistare Roma ai nemici della sua patria, tocco il cuore dalle severe parole della madre sua, avrebbe espiato il primo tradimento con un altro, ed ambedue con la morte.
Non sapremmo dire quanto vi sia di vero in questa storia, ma la tradizione, di cui l'ingenuo orgoglio degli annalisti romani ha fatto una gloria patria, è antica, ed essa scopre la profonda turpitudine morale e politica di queste lotte di classe.
D'egual natura è la sorpresa del Campidoglio da parte d'una schiera di fuggiaschi politici capitanati da Appio Erdonio avvenuta l'anno 294 = 460; essi chiamarono sotto le armi gli schiavi e solo dopo un vivo combattimento e coll'aiuto degli accorsi Tuscolani fu possibile alla milizia romana disperdere la banda catilinaria.
Lo stesso carattere di fanatica irritazione hanno altri avvenimenti di quel tempo, la cui vera importanza storica, stante l'alterazione delle leggende gentilizie, non si saprebbe qui stabilire; così la preponderanza della gente Fabia, la quale dal 269 = 485 al 275 = 479 aveva sempre avuto uno dei suoi al consolato, la reazione contro di essi, la loro emigrazione da Roma e la loro distruzione sul Cremera (277 = 477) per opera degli Etruschi.
Forse è connessa con questi dissensi la soppressione del diritto spettante sino allora al magistrato di proporre i suoi successori almeno per uno dei posti (verso l'anno 273 = 481).
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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