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      Il popolo accettava questi pegni di conciliazione, ma non cessava dall'insistere per avere il codice. Finalmente, nell'anno 300 = 454, si venne ad un accordo: il senato cedette su questo punto e fu decisa la compilazione del codice.
      Per tale lavoro dovevano essere scelti, in via straordinaria, dieci membri delle centurie, i quali, nel tempo stesso, dovevano fungere da supremi magistrati in luogo dei consoli (decemviri consulari imperio legibus scribundis), e a questo posto non dovevano essere eleggibili solo i patrizi, ma anche i plebei. Questi furono dichiarati, così, per la prima volta, eleggibili ad un ufficio pubblico, sia pure straordinario.
      Fu questo un primo passo innanzi verso la piena uguaglianza politica, e fu pagato colla soppressione del tribunato popolare, e con la sospensione del diritto di appello per la durata del decemvirato. I decemviri si obbligarono soltanto a non toccare le libertà giurate del comune. Prima però fu mandata un'ambasceria in Grecia per riportarne le leggi di Solone ed altre leggi greche, e, solo dopo il ritorno di essa, furono scelti i decemviri per l'anno 303 = 451.
      Ma benchè si potessero eleggere anche i plebei, la scelta cadde soltanto sui patrizi, così potente era ancora la nobiltà; e appena nel 304 = 450, quando fu necessaria una nuova elezione, vennero eletti pure alcuni plebei, e furono i primi magistrati non nobili che abbia avuto il comune romano.
      Considerando queste misure nella loro connessione si può difficilmente attribuire alle medesime altro scopo oltre quello che il potere consolare venisse, d'ora innanzi, limitato dalla legge scritta anzichè dall'opposizione tribunizia.


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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 376

   





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