Per rispondere a questa domanda si deve tener presente che per il conseguimento della suprema magistratura della repubblica, seguendo l'antichissimo costume, occorreva avere il diritto a certe distinzioni gentilizie, come quella di appendere nella sala di famiglia il ritratto di un antenato consolare, e di esporlo pubblicamente nelle occasioni solenni; così l'onore del trionfo era condizionato legalmente all'investitura del supremo potere e non veniva concesso ad un ufficiale, che non lo aveva amministrato egli stesso.
È tanto facile comprendere quanto è difficile spiegare, che il ceto signorile dominante si lasciasse sfuggire dalle mani più facilmente la somma direzione delle cose, che non le ereditarie prerogative onorifiche annesse al governo; e perciò è probabile che, venuto il tempo in cui il patriziato devette rassegnarsi a cedere parte del governo ai plebei, esso non volesse nominare il sommo magistrato della repubblica, nè dargli il legale insediamento sul trono curule, ma avesse l'aria di considerarlo un semplice ufficiale di stato maggiore, la cui distinzione doveva essere puramente personale.
E perciò non si concedeva mai al tribuno di guerra l'onore del trionfo, perchè tale onore era annesso e connesso alla suprema carica del comune.
4. Opposizione del patriziato. Ma nonostante queste umiliazioni, a cui soggiacevano i plebei, i privilegi gentilizi, in quanto essi avessero un'importanza politica, venivano legalmente annullati dalla nuova istituzione, e se la nobiltà romana fosse stata veramente degna del suo nome, avrebbe dovuto rinunziare allora alla lotta.
| |
Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
|
|
Opposizione
|