Perciò fino dal 319 = 435, due stimatori (censores) nominati dalle centurie tra i nobili, e non come i consoli per un solo anno, ma per diciotto mesi, vennero incaricati di compilare il bilancio e il registro dei cittadini e delle imposte: operazioni che fino a quei tempi erano state compiute dai consoli. Questa nuova magistratura dei censori divenne a poco a poco il palladio del partito patrizio, non tanto per la sua ingerenza nelle materie economiche, quanto pel diritto, che era connesso colle attribuzioni censuarie, di occupare i posti vacanti nel senato tra i cavalieri, e di escludere dalle liste del senato, della cavalleria e della cittadinanza, singole persone.
Ne' primordi però la censura non aveva quell'alta importanza che venne acquistando in seguito. Anche nella costituzione della questura l'anno 333 = 421 occorsero trasformazioni nel medesimo senso. Vi erano in quel tempo quattro questori, due dei quali delegati dai consoli ad amministrare l'erario della città, e due eletti dalle tribù per pagare il soldo e le spese della milizia, ma tutti e quattro scelti fra il ceto patrizio.
Pare che i nobili tentassero di trasferire la nomina dei questori urbani dai consoli alle centurie, giacchè, non potendo più assicurarsi l'esclusivo possesso del consolato, tentavano di sminuirne l'importanza e di conservare alla loro casta, colla nomina dei censori e dei questori patrizi, il monopolio del bilancio e dell'erario pubblico. Ma se pur questo fu lo scopo dei patrizi, certo è che il fatto andò a rovescio.
| |
Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
|
|
|