Fu bensì tolta ai consoli la facoltà di nominare i questori urbani, ma la stessa facoltà non fu trasferita alle centurie, anzi fu data ai comizi tributi come quella riguardante la nomina dei questori di guerra. Il che condusse ad una novità di ben altro momento, giacchè il comune, valendosi del fatto che i due questori di guerra erano più ufficiali militari che civili, ne trasse la conseguenza, che i plebei, come erano atti a coprire il posto di tribuno militare, potessero esserlo a coprire quello di questore; onde per la prima volta, oltre il diritto attivo dell'elezione, acquistarono anche il passivo. Questo fatto fu giudicato una grave sconfitta dei patrizi e come una grande vittoria dei plebei perchè nella votazione per l'elezione dei questori civili e militari venivano in tutto pareggiati patrizi e plebei. Così il patriziato, malgrado la tenacissima resistenza, andava sempre più perdendo terreno, e a misura che scemava la sua potenza, cresceva la sua irritazione.
6. Tentativi di controrivoluzione. Esso, infatti, tentò parecchie volte di manomettere le istituzioni legalmente assicurate alla comunità, benchè questi tentativi si possano considerare piuttosto come atti di una impotente vendetta che calcolate mosse di parte.
Di tale specie è il processo contro Melio. Spurio Melio, dovizioso plebeo, in tempo di grande carestia (315 = 439) vendette il frumento a tal prezzo, che il patrizio prefetto dell'annona, un Gaio Minucio, n'ebbe sdegno e vergogna. Costui perciò elevò contro di lui l'accusa d'aspirare al potere regio, su quali indizi, non è possibile dire: perchè non è credibile che un uomo il quale non era nemmeno potuto pervenire alla dignità tribunizia abbia pensato seriamente alla monarchia.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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Tentativi Melio Melio Gaio Minucio
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