Infatti ora l'esclusione politica non colpiva più le classi dei cittadini avventizi, ma l'uomo del popolo; ond'è che la nuova opposizione si levò dapprima come a rappresentare il popolo minuto, e poi specialmente i piccoli possidenti rurali; e come la nuova nobiltà si univa al patriziato, così le prime prove di questa nuova opposizione si confondono con le ultime lotte contro i privilegi patrizi.
I primi nomi che troviamo nelle liste di questi nuovi capipopolo romani sono Manio Curio (console per gli anni 464, 479 e 480 = 290, 275, 274; censore 482 = 273), e Gaio Fabrizio (console 472, 476, 481 = 282, 278, 273, censore 479 = 275), ambedue nè nobili nè agiati, ambedue sorti a combattere il principio aristocratico che voleva opporre un limite alle rielezioni per la suprema magistratura dello stato, ambedue chiamati tre volte dal voto dei cittadini a governare la repubblica, ambedue nella qualità di tribuni, di consoli e di censori, avversari dei privilegi patrizi e rappresentanti il ceto dei piccoli contadini contro la crescente superbia delle casate signorili.
Già i futuri partiti si venivano profilando, ma fin qui gli interessi del partito cedevano ancora dinanzi all'interesse generale. Appio Claudio e Manio Curio erano i capi delle due opposte fazioni e personalmente si osteggiavano con grande veemenza; e nondimeno con savio consiglio e con forte braccio vinsero insieme il re Pirro. Gaio Fabrizio nella sua censura punì Publio Cornelio Rufino perchè pensava e viveva aristocraticamente, ma questo non gli impedì di farlo eleggere, in grazia della notoria sua virtù militare, suo collega nel consolato.
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Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
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