Questa divisione dapprima avveniva in seguito ad accordo spontaneo, o, in difetto, decideva la sorte; ma a poco a poco gli altri poteri della repubblica s'ingerivano in questa annuale ripartizione del compito consolare.
Divenne consuetudine che il senato, ogni anno, discutesse su questo argomento, e sebbene esso non s'arrogasse d'imporre a ciascuno dei due magistrati equipollenti una speciale sfera d'azione, ottenne però un'influenza decisiva anche in questa materia intervenendo col consiglio e colla preghiera a stabilire le attribuzioni personali dei due consoli. In casi estremi il senato ricorse anche all'espediente, pericoloso però, e che vediamo ben di rado arrischiato, di provocare un plebiscito, il quale decideva definitivamente.
Inoltre i consoli vennero dispensati dall'assumersi la responsabilità delle più gravi decisioni, come, ad esempio, dei trattati di pace; per i quali furono obbligati di rivolgersi al senato, e a condurre tali pratiche secondo le istruzioni che ricevevano da questa assemblea, la quale per giunta, se le cose volgevano alla peggio, poteva anche sospendere i consoli dall'ufficio, in quanto, in virtù di una consuetudine che non ebbe mai la sanzione di una legge espressa, ma che non fu mai contraddetta in fatto, la proclamazione della dittatura dipendeva soltanto da una dichiarazione senatoria e al senato quindi toccava anche implicitamente la designazione dell'uomo che doveva meritare questo atto di pubblica fiducia, sebbene, secondo le formalità della legge, il console pronunciasse la nomina del dittatore.
| |
Storia di Roma
2. Dall'abolizione dei re di Roma sino all'unione dell'Italia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 376 |
|
|
|